Masha Fedele

Le foto dei bambini su Facebook: tu che ne pensi?

le foto dei bambini su facebook

Quando mi chiedono un parere sulla questione del pubblicare o meno le foto dei propri figli su Facebook mi limito a rispondere che qui si entra in un campo minato, e che se non si vuol saltare in aria allora è meglio star fuori dal campo altrimenti Boom. In realtà penso che ci siano un sacco di motivi per cui il pubblicare le foto dei figli alla fine non faccia per nulla di quel genitore una persona sconsiderata, così come penso ce ne siano altri per cui sarebbe il caso di prestare dovuti accorgimenti.

Diciamo che pur trattandosi di una scelta personale, la rete resta sempre un luogo pieno di tombini dal quale non si sa mai quale verme stia facendo capolino. Se però si considera Facebook come il male, che dire della sincronizzazione delle foto scattate con lo smartphone, foto che poi finiscono sul cloud di Google, su Dropbox o vattelo a pesca, o alle foto inviate ad amici e parenti via whatsapp prima dell’attivazione della crittografia end-to-end? O riguardo le connessioni ad una rete pubblica o non protetta, quelle di cui usufruiamo in vacanza, in hotel o magari mentre sorseggiamo beatamente il nostro caffè seduti da Sturbucks? Possiamo star tranquilli se non pubblichiamo le foto dei nostri bambini ma facciamo tutto questo?

Quando poi sento dire: “io seleziono la privacy delle mie foto, perché le faccio vedere solo alle persone che conosco davvero” – rispondo: “ma tu, la metteresti la mano sul fuoco per ognuna delle persone che conosci davvero? Sei certo che “il male” che tu identifichi come imperante in Facebook, non sia anche in una di queste persone?”.

E ancora: se pubblichi le foto dei tuoi biglietti aerei, dei biglietti dei concerti, se ti registri nei luoghi che frequenti facendo il check-in sui social, se pubblichi le foto di una cena a casa tua, pensi davvero che non si possa risalire a quali abitudini hai e a dove abiti, esponendo la tua vita (e quindi anche quella dei tuoi figli) ad un eventuale pericolo?

Se hai qualche dubbio a riguardo prova a farti un giro su http://iknowwhereyourcatlives.com/  (so dove vive il tuo gatto), un sito che vuol essere un esperimento di dati e che visualizza un campione di 1 milione di foto di gatti nel mondo pubblicate sui social e localizzate attraverso le coordinate incorporate nei metadati, a palese dimostrazione di questa incombente e pervasiva diminuzione di privacy che ci circonda.

Quindi ciò che penso è che per sentirsi al sicuro non dovremmo connetterci mai, non solo fare attenzione alle nostre foto.

Anche perché se mi registro beato all’aeroporto dichiarandomi felice in attesa di partire per Santo Domingo pur senza pubblicare la foto dei miei figli che si rincorrono al gate d’imbarco con il trolley dei Minions, sto dicendo chiaramente che la mia casa sarà libera per un po’ di tempo, e su questo qualcuno potrebbe farci un pensierino. Se poi sono in viaggio per lavoro e a casa ci ho lasciato il bambino solo con la mamma, o con la nonna, capite ancor meglio che non è bene, pur non avendo pubblicato nessuna foto.

Riguardo il fatto poi che pubblicando le foto del proprio figlio, al di là del pericolo pedofili o malintenzionati, si va a ledere la sua privacy arrogandosi il diritto di prendere una decisione al posto suo rendendo la sua foto visibile a “n” persone, chiediamoci anche quante decisioni deve prendere un genitore per i figli, spesso suo malgrado. La scelta della religione ad esempio, o il fatto di battezzarli per chi è cattolico, ma anche la scelta del tipo di scuola e persino dei vestiti. Siamo certi che da grandi ce ne saranno grati? E quando saranno in grado di prendere loro le decisioni per se stessi? Che faranno a 13 anni, quando Facebook gli permetterà l’iscrizione alla piattaforma e si apriranno un profilo magari a nostra insaputa perché “ce l’hanno tutti i miei amici, mamma”? Ce la faranno a limitare la marea di selfie chiusi nel bagno, a 13 anni? E ancora: lo useranno Snapchat?

Alla fine vi dirò che ciò che penso è semplicemente che i social andrebbero utilizzati in maniera consapevole, tutto qua, dove per consapevole intendo dire che andrebbero usati responsabilmente. Come l’alcol. Bisognerebbe utilizzare alcuni accorgimenti e soprattutto educare i figli ad un uso altrettanto consapevole di questi maledetti strumenti di comunicazione social. E non è certo cosa facile questa, in special modo quando sono i genitori i primi a non saperli usare in modo intelligente.

Per quel che mi riguarda posso dire che i bambini, attraverso le loro foto, sanno regalare emozioni meravigliose, emozioni che non hanno niente a che spartire con tutte le foto di bistecche, selfie e bucatini all’amatriciana che girano sui social, nemmeno con le foto dei gattini, ma si sa, in rete c’è il bene e c’è il male, ed il problema è che molti – ma questo nella vita in generale – non sanno distinguerne la differenza.

— masha f.

 

 

 

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