Dall’analisi del nostro presente è evidente che l’effetto prodotto dal modo di comunicare e interagire attraverso i nuovi canali social sta contribuendo a creare una società in cui si fatica a trovare un senso, dove il protagonista è un paesaggio virtuale che cambia senza sosta e dove l’uomo si sforza continuamente di gestire le regole di questo suo gioco.
I social network hanno stravolto i luoghi di incontro, trasferendoli dalla piazza al cyber spazio, dove non è più necessaria una presenza fisica ma è sufficiente il contatto virtuale, creando disgregazione sociale nella realtà e aggregazione sociale in rete. Un chiaro passaggio dal gruppo al network, con la creazione di nuove identità condivise con membri presenti all’interno dello stesso canale, che a sua volta presenta una particolare identità, determinati valori, con caratteristiche di interdipendenza e regole di reciprocità.
Questo mutamento dalla comunicazione verbale a quella scritta sui social e sulle nuove chat, hanno portato ad un progressivo stravolgimento delle abitudini e delle relazioni con evidenti modifiche all’interno della struttura della lingua stessa. Il nuovo modo di interagire e questa comunicazione friendly e veloce consumata sui social hanno abbuonato alla lingua italiana errori lessicali e semantici, introducendo abbreviazioni che avrebbero fatto inorridire chiunque, con neologismi di ogni sorta, linguistici, colloquiali e onomatopee.
La grammatica pare essere divenuta un’opinione ed in nome di un errore di battitura si negano le regole basilari della nostra lingua. Tutto deve scorrere rapidamente, per essere fruito con altrettanta rapidità. C’è fretta. Fretta di leggere ogni aggiornamento, su più canali, di dimostrarne la presenza e la capacità di gestire ogni singola interazione.
Inoltre i dispositivi mobili di ultima generazione come i cellulari e i tablet sono divenuti una sorta di appendice dell’individuo, una scatola nera alla quale viene deputata l’azione costante del suo agire comunicativo, il passaggio della sua interiorità verso l’esterno. Sostengono la sua libertà e la sua creatività da un lato, rendendolo schiavo di un sistema dal quale sempre più fatica ad esimersi dall’altro.
Tempo e Spazio hanno acquisito per l’uomo moderno un concetto nuovo e sono ormai avulsi dal loro reale significato, questo perché oggi è necessario manifestare la propria presenza ovunque, e manifestarla adesso, sebbene lontani dagli altri interlocutori e quindi in spazi e tempi differenti.
Saper vivere la contemporaneità significa inoltre essere al passo con la tecnologia mobile, l’essere disponibili e reperibili per chiunque ed ovunque, e qualora ci si volesse sottrarre a questo meccanismo l’assenza volontaria potrebbe essere tracciata e tacciata come maleducazione o noncuranza verso chi ne fa richiesta, e che attraverso il medesimo dispositivo è legato alla stessa rete di condivisione e scambio, magari anche suo malgrado.
È chiaro che tutto questo si riflette sui rapporti sociali a discapito delle relazioni umane che non scorrono sulla rete ma sul piano della realtà fisica e tangibile, tant’è che spesso per poter dimostrare la propria presenza si spegne il cellulare in segno di disattivazione momentanea dell’alter ego virtuale e di attivazione dell’ego fisico.
Social e dispositivi mobili come strumenti di emancipazione democratica quindi, ma con una duplice valenza: quella di proiettare l’individuo nel mondo con la pretesa di riuscire a controllarlo e quella di esserne a sua volta governati e manipolati. Controllori e controllati al contempo, dipendenti di un sistema che sta cambiando rapporti e relazioni.
Pronti a lasciarsi trasportare come all’interno di un flusso migratorio, dove i primi dello stormo spiccano il volo e tutti gli altri procedono a seguire.
E ora staremo a vedere dove andrà lo stormo, perché sarà là che le nuove generazioni nasceranno ed è in quel luogo che dovranno costruire il loro domani.
– Masha f. –
22 gennaio 2014
(fonte: www.mashafedele.com)